"Alluvione programmata", allora come oggi, si può ben dire, richiamando il titolo dell'editoriale di Antonio Cederna pubblicato sul "Corriere della sera" del 10 ottobre 1977. Sulla prima pagina del quotidiano di quel giorno sono riportate le cronache drammatiche delle piene di Po e Tanaro in provincia di Alessandria, delle devastazioni dell'entroterra di Genova, dell'esondazione del Ticino nel Pavese, della preoccupata attesa che l'onda di piena passi da Pavia, a Piacenza, a Cremona, fino al Polesine. "Solo una diga di parole, di lamentazioni e di promesse non mantenute è stata finora eretta contro la pioggia", scriveva Cederna. Abbiamo lasciato che proseguisse la "mercificazione" e lo sfruttamento intensivo del territorio, abbiamo continuamente rinviato gli stanziamenti per la difesa "ordinaria" del suolo e le spese necessarie per il risanamento fisico dell'Italia.
Un unico "racconto", lungo quasi cinquant'anni, delle ferite inferte dall'uomo all'ambiente, dei danni dell'incuria, delle continue rapine del bene comune, che ritorna, sempre uguale, nella cronaca quotidiana di oggi. Con il consueto bagaglio di danni materiali e la tremenda contabilità di vittime umane: dal Polesine a Firenze, Genova, Alessandria, Sarno, Messina e in questi giorni di nuovo alla Cinqueterre e a Genova, a Pozzuoli, a Matera, all'isola d'Elba. A questa lunga teoria di "alluvioni ordinarie corrispondono sempre stanziamenti straordinari", annotava Cederna, che poi concludeva: "Forse adesso qualcuno comincerà a capire che la distruzione della natura porta per direttissima alla distruzione dell'uomo e delle sue opere" e che solo una consapevole politica di "conservazione" è "condizione essenziale di incolumità pubblica e progresso economico"