Nel 1981 Antonio Cederna interveniva con la consueta verve polemica sulla terza enciclica pubblicata da Giovanni Paolo II: "Oltre al ‘crescere e moltiplicatevi' il padre eterno ha dato ai nostri progenitori un altro ordine: ‘soggiogate la terra'. E quest'ordine, come fondamento del lavoro umano, è ripetuto con ossessiva insistenza nell'ultima enciclica, Laborem excercens - scriveva un quarto di secolo fa sulle colonne del Corriere della Sera - l'uomo deve subiciere terram, ovvero terrae dominari, perché ne è il dominus, che deve esercitare il suo dominium, ovvero la sua dominatio su tutto l'ambiente fisico in mundum visibilem. E' una dura, pesante, riaffermazione dell'assoluta supremazia dell'ultimo arrivato su tutto il resto della creazione, del suo diritto di sfruttare e sopraffare la natura".
Alla contestazione della "riproposizione tale e quale" di un brano dell'antico testamento, "che sarebbe più giusto considerare un fossile linguistico e concettuale", ("tanto più sorprendente se appena la confrontiamo con quella del marzo '79, che conteneva affermazioni nuove per la tradizione cattolica e apprezzabili"), e a una più ampia riflessione critica sull'antropocentrismo incardinato nella tradizione giudaica-cristiana, Cederna contrapponeva il magistero dell'"eretico" San Francesco, che aveva detronizzato l'uomo dalla sua monarchia sul creato". "Un'intuizione che non ha avuto seguito come non ha avuto precedenti nella cultura occidentale".
Una straordinaria e innovativa ripresa della lezione del poverello di Assisi si può leggere oggi, fin dal titolo, nella seconda enciclica di Papa Francesco, laudato si', la prima dedicata da un pontefice alla crisi ecologica. "Anche se è vero che qualche volta i cristiani hanno interpretato le Scritture in modo non corretto - riconosce il papa - oggi dobbiamo rifiutare con forza che dal fatto di essere stato creati a immagine di Dio e dal mandato di soggiogare la terra si possa dedurre un dominio assoluto sulle altre creature. E' importante leggere i testi biblici nel loro contesto, con una giusta ermeneutica, e ricordare che essi ci invitano ‘a coltivare e custodire il giardino del mondo (Gen 2,15). Mentre coltivare significa arare e lavorare un terreno, custodire vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future" (pag. 51).
Accorata e circostanziata denuncia dei gravi pericoli ambientali che minacciano da vicino "la nostra casa comune" ("sembra di riscontrare sintomi di un punto di rottura"), l'enciclica invita a "riconoscere la grandezza, l'urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta". "Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito la presa di coscienza - scrive Bergoglio - Purtroppo molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri" (pag 13).... Il problema è che non disponiamo ancora della cultura necessaria per affrontare questa crisi e c'è bisogno di costruire leadership che indichino strade, cercando di rispondere alle necessità di tutti, senza compromettere le generazioni future" (pag. 41). Nella convinzione, ribadita lungo tutto il testo, che "ogni approccio ecologico deve integrare una prospettiva sociale", e che "l'ambiente è un bene collettivo, patrimonio e responsabilità di tutti: chi ne possiede una parte e solo per amministrarla a beneficio di tutti (pag. 73)".
Nel 1981 Cederna concludeva il suo articolo francescano con queste parole: "Affinché l'uomo da parassita del pianeta diventi custode e costruttore della terra è necessario promuovere un'etica di giustizia, di parsimonia, di condanna dell'arricchimento a scapito degli altri, e quindi decidersi a considerare male, peccato, tutto quanto concorre a deteriorare, impoverire, rapinare la natura e l'ambiente. La questione ecologica è questione morale".